De Risio – De Rossi, Quando la pietra scolpisce la mente. Neuroscienze e Semiotica dell’architettura delle comunità confinate
Che si tratti della cella di un carcere, di una camera di sicurezza, di uno stanzone di qualche anonimo centro in cui si esaurisce il tempo della speranza per le persone alle quali viene forzatamente, per giustizia, limitata la libertà personale, sempre lo spazio della privazione della libertà si configura come spazio muto, non in grado di comunicare alcuna ipotesi se non quella dell’attesa.
De Risio Alfredo è Psicologo, psicoterapeuta individuale e di gruppo ad indirizzo analitico adleriano. Ha conseguito il Diploma di Specializzazione in Psicologia Clinica presso l’Istituto di Clinica Psichiatrica dell’Università degli Studi di Torino. È Dirigente Psicologo con incarico di Alta Specializzazione in Psicologia Penitenziaria DSM-DP ASL Roma 6. Di vasta esperienza accademica, è autore di volumi ed articoli scientifici in materia di condotte trasgressive, psicopatologia e scienze forensi. Socio fondatore, è attualmente Segretario Generale della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria.
De Rossi Alessandro è Architetto, urbanista, già docente a contratto di Pianificazione territoriale presso la facoltà di Ingegneria all’Università del Salento (Lecce). Docente al Master universitario di II livello presso LUMSA “Psicologia dell’esecuzione penale: problematiche ambientali”. Fondatore e Presidente CESP. Già consulente del DAP per nuovi modelli di carceri e organizzatore del Primo salone della Giustizia di Rimini per la sezione Architettura penitenziaria.
Con la qualificata e specializzata casa editrice Alpes Italia pubblicano questo testo proponendosi come uno spazio di riflessione proprio a partire dallo spazio della privazione della libertà, attraverso il suo essere un’anamorfosi non risolta e irresolubile, portando il lettore a interrogarsi sul punto di osservazione di tale spazio, a chiedersi quali differenze abbiano questi punti a seconda delle diverse figure che con esso hanno una relazione, sollecitando anche a interrogarsi sul senso del limite, ma anche sull’innato bisogno di tra(sgre)dire l’obbedienza.
“I due docenti – scrive Santi Consolo nella Prefazione – ambedue membri del CESP il Centro Europeo Studi Penitenziari – in questo prezioso volume hanno messo a frutto le loro varie e diversificate esperienze professionali nel settore penitenziario per dare corpo a riflessioni approfondite e pertinenti, quanto mai utili per chiunque volesse con serietà e rigore scientifico intervenire in ambito penitenziario nel rispetto di principi costituzionali quali la finalità rieducativa della pena, la tutela della dignità della persona e il diritto alla salute. La novità, mirabilmente inverata in questo libro, è l’avvertenza che per intraprendere iniziative per migliorare l’edilizia penitenziaria non si può prescindere da scienze multidisciplinari (neuroscienze e non solo) condotte sul sistema nervoso umano. Chi si trova, quindi, in esecuzione penale detentiva nelle qui dette architetture delle comunità confinate (gli istituti penitenziari) fortemente interagisce con questi spazi detentivi e ne è sovente negativamente condizionato”.
Inutile negarlo: non vi è altro luogo, altra istituzione totale, ove non è all’uomo plasmare la pietra, ma è quest’ultima a piegare la mente. Le sindromi penitenziarie, la salute mentale (p)reclusa trovano oggi nelle neuroscienze quelle attese evidenze atte a disconfermare l’utilità del “pianeta carcere”.
Alfredo De Risio – Alessandro De Rossi, Quando la pietra scolpisce la mente. Neuroscienze e Semiotica dell’architettura delle comunità confinate, Roma, Alpes Italia, 2024, pp. 195, € 19,00.