
Anastasia – Dalla Torre – Marson (curr.), Sì, subito, volentieri. Fermo Querin. Scritti, interventi, omelie
L’attenzione alle persone e ai fragili in particolare, la curiosità a tutto campo, il coraggio delle idee e la disponibilità a pagarne il prezzo, la ricerca della coerenza personale, il profondo rispetto delle scelte degli altri, la consapevolezza dei problemi, la disponibilità all’ironia e all’autoironia, l’intensità della fede tenacemente coltivata, la ricchezza della spiritualità. In filigrana le trame esistenziali di Fermo Querin, prete della diocesi di Concordia-Pordenone morto nel 2022.
Bruno Anastasia economista e pubblicista, vive a Teglio Veneto. Ha lungamente diretto l’Osservatorio sul mercato del lavoro della Regione Veneto e collaborato con molte istituzioni nazionali, in particolare Inps, Istat, Ministero del Lavoro, Cnel. È autore di diversi volumi e saggi sul mercato del lavoro, sull’economia regionale, sui distretti industriali.
Giovanni Mauro Dalla Torre, già dirigente scolastico, diacono permanente, è delegato episcopale per la cultura e direttore dell’Ufficio scuola diocesano. Ha lungamente collaborato con don Fermo per la formazione die laici. Sposato con Giuliana, vive a Pordenone.
Orioldo Marson, parroco a Pordenone, docente di teologia, Vicario episcopale per il rinnovamento e l’attuazione del cammino sinodale, direttore della Casa dello studente A. Zanussi di Pordenone.
Con la qualificata casa editrice Nuovadimensione (con sede a Portogruaro – VE, un marchio di Ediciclo editore) hanno curato questo volume che riporta lettere, riflessioni, omelie, conferenze, interventi relativi a momenti diversi lungo i sessant’anni dell’impegno per la Diocesi di Concordia-Pordenone da parte di don Fermo Querin, dove ha operato con vari incarichi e ruoli a Portogruaro, Annone Veneto, La Salute di Livenza, Palse, Pordenone, Sclavons-Cordenons.
“Fermo – scrivono i curatori nella Presentazione – ha lavorato incessantemente fino all’ultimo giorno. Come tutti i preti aveva molte occasioni per parlare in pubblico e per questo preparava, come sanno tutti coloro che hanno lavorato con lui, molti ‘schemi’, molte tracce, un’infinità di appunti e, seppur più raramente, testi compiuti”.
Il testo è strutturato in 3 sezioni:
1. Scritti e interventi
2. Omelie
3. Documenti
Don Fermo aveva una personalità forte e ben sapeva di averla. L’ho conosciuto nell’ultimo miglio della sua vita. Un giorno ha bussato alla porta della mia stanza in Seminario, dicendomi nel presentarsi: “So che stai lavorando alla tesi di dottorato. Se hai bisogno, ci sono”.
Se non fosse stato prete, sarebbe stato un apprezzato docente di italiano. Me lo ripeteva spesso: la scuola è stato un suo secondo polmone. In tale terreno ha potuto esercitare e far fruttare le sue doti, appassionato alla lettura, allo studio, alla ricerca di novità da approfondire, capire, conoscere.
Come accade per l’arco temporale di ogni prete, il pendolo oscilla tra stimatori e indifferenti. Don Fermo, anche per il suo imprinting caratteriale, aveva fatto breccia-bruciata, in diversi confratelli. Ma ciò che era tolto nel presbiterio, ed è naturale, veniva integrato dai tanti laici che lo hanno conosciuto, stimato, apprezzato. Singolare, in tal senso, la dicitura che la direzione del nostro settimanale diocesano Il Popolo riportava settimane dopo la sua morte: riceviamo un’ulteriore lettera-testimonianza su don Fermo Querin che volentieri pubblichiamo.
«La grandezza di una vita non dipende dal luogo in cui è vissuta, ma da tutt’altre cose». Così scriveva il Priore di Barbiana don Milani, senza specificare cosa intendesse dire con quel «da tutt’altre cose». E proprio a Barbiana don Fermo ha vissuto uno dei suoi ultimi viaggi prima di morire. Mi diceva: “A Barbiana non sono mai stato e sarei contento di andarci”. E così fu, andando assieme a don Ivano Zaupa, a don Marco Cigana e al sottoscritto.
Personalità forte, dicevo, e nel contempo persona attenta. Attenta a cosa? Attenta alle persone senza farne clamore, né pubblicità. L’adozione di due figli, così voluta e cercata, lo ha reso ancor di più attento alle persone nelle loro situazioni di vita. Adottare è verbo che ingloba in sé gratificazioni e delusioni, perché queste sono componenti bifacciali dell’esistenza di ogni persona.
Quell’essere attento alla persona mi piace incastonarlo nell’espressione cura personalis di ignaziana memoria. Don Fermo era cresciuto nutrendosi a piene mani dalla spiritualità e dalla pedagogia di Ignazio di Loyola. La sua stima per p. Francesco Rossi De Gasperis sj, e tanti altri gesuiti, me l’ha consegnata sollecitandomi a soffermarmi sugli scritti del noto padre gesuita, consapevole che avevo scritto la tesi di dottorato proprio sulla pedagogia ignaziana, tesi che don Fermo si offerto di rivedere nella sua fase di editing.
Personalità forte e persona attenta. Due tratti identitari del suo ministero e delle sue relazioni. Don Fermo ha amato la sua diocesi anche con obbedienze sofferte. La tavola era spesso la “tovaglia” dove condivideva spaccati della sua vita, come a dire – per chi lo ascoltava – che il servizio alla Chiesa è in ciò che essa chiede, non solo che ad essa si chiede.
Quando tra amici ritorna sovente il nome di una persona è il segno evidente che essa, pur morta, è viva nella memoria, nelle azioni, nelle relazioni.
Personalità forte e persona attenta. Due qualità che troveranno diversificato esercizio nelle persone che hanno camminato, per lunghi o brevi anni, assieme – così come si appellava parlando di sé – al “Firmutti”.
d. Giacomo Ruggeri
Bruno Anastasia – Giovanni Mauro Dalla Torre – Orioldo Marson (curr.), Sì, subito, volentieri. Fermo Querin. Scritti, interventi, omelie, Portogruaro VE, nuovadimensione, 2024, pp. 160, € 12,00.

