Narrazione autobiografica,  Olocausto,  Testimoni & testimonianze

Fajnzylberg, Cosa ho visto a Auschwitz

Annientare la memoria di quegli eventi e quegli uomini.

Alter Fajnzylberg, nato nel 1911 a Stoczek, in Polonia, da una modesta famiglia ebrea, fin da giovane fece militanza comunista, e per questo finí in prigione. Nel 1937 si uní alle Brigate internazionali in Spagna, e dopo essere stato ferito tornò a combattere. Fu successivamente internato nei campi di Saint-Cyprien, Gurs e Argelès, riuscí a fuggire ma venne arrestato dalla polizia francese a Parigi nel 1941 e poi portato a Drancy e a Compiègne, ritrovandosi infine a bordo del primo convoglio di deportati ebrei inviato dalla Francia ad Auschwitz, nel marzo del 1942. Sopravvisse a tutto, non smise mai di testimoniare e morí nel 1987.

La qualificata casa editrice Giulio Einaudi editore traduce dal polacco (a cura di Giulia Randone) e pubblica questo testo tra le testimonianze più importanti del Ventesimo secolo.

“Con l’aiuto dello storico Alban Perrin – si legge nella Prefazione – Roger Fajnzylberg ha dedicato al proprio padre, Alter, un’opera che rappresenta un contributo eccezionale alla storia della Shoah. È molto piú di uno straordinario omaggio di un figlio al padre, valoroso mi- litante comunista, prigioniero per cinque anni nelle carceri polacche, combattente in Spagna nelle Brigate internazionali, internato in Francia dopo la Retirada republicana, arrestato a Parigi, trasferito da Drancy al campo di Compiègne e depor- tato sul primo convoglio di ebrei in partenza dalla Francia il 27 marzo 1942”.

Questo testo raccoglie i diari mai pubblicati di Alter Fajnzylberg, un ebreo polacco sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, costituiscono un contributo straordinario alla ricostruzione storica della Shoah.

Deportato ad Auschwitz-Birkenau con il primo convoglio partito dalla Francia nel marzo 1942, Alter subí uno degli orrori piú terribili del nazismo: fu costretto a entrare nel Sonderkommando, il gruppo di prigionieri ebrei a cui toccava lavorare a contatto con le camere a gas e i forni crematori.

Si tratta quindi di un documento di una potenza unica, probabilmente una delle ultime voci che arriveranno dall’orrore dei lager, che ci permette di fare luce su aspetti inediti della pagina piú nera del Novecento. Fajnzylberg rievoca infatti in queste pagine la lotta interna al campo e il ruolo che lui stesso ebbe nella resistenza sotterranea, e ancora adesso perlopiú ignota, portata avanti dai Sonderkommandos: vere e proprie rivolte e azioni di guerriglia per sabotare la macchina della morte nazista.

L’eccezionalità del suo ricordo è data non solo dall’essere stato uno dei pochi sopravvissuti tra i prigionieri addetti al compito piú tremendo di tutti, ma anche dall’aver fatto parte del gruppo di internati che riuscirono a scattare le famose e sconvolgenti fotografie che ritraggono i recessi dei forni crematori.

Alter FajnzylbergCosa ho visto a Auschwitz, Torino, Einaudi, 2025, pp. 280, € 25,00.