Scritti autobiografici,  Scritti e inediti

Biffi, Detti non scritti ma scritti perché detti

«Dio stesso è un grande umorista».

Giacomo Biffi nacque a Milano il 13 giugno 1928. Ordinato sacerdote nel 1950, si laureò in Teologia con una tesi dal titolo Colpa e libertà nell’odierna condizione umana (oggi edita da Edizioni Studio Domenicano), e insegnò Teologia Dogmatica nei Seminari dell’Arcidiocesi milanese. Fu parroco prima a Legnano, poi nella parrocchia di Sant’Andrea a Milano. Nel 1975 papa Paolo VI lo nominò vescovo ausiliare di Milano e nell’anno seguente ricevette l’ordinazione episcopale. Nel 1984 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Bologna e nel 1985 lo creò cardinale. È stato membro della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, della Congregazione del clero e della Congregazione per l’educazione cattolica. Si ritirò dalla missione di vescovo di Bologna nel 2003 per raggiunti limiti d’età. Muore a Bologna l’11 luglio 2015.

La prestigiosa casa editrice Edizioni Studio Domenicano raccoglie 100 suoi detti e aneddoti.

“Le pagine che mi accingo a presentare – scrive Giorgio Maria Carbone O. P. nell’Introduzione – sono una raccolta semiseria di frasi non scritte (agrapha). Giacomo Biffi le ha pronunciate nelle circostanze più disparate e una persona, che ha collaborato a lungo e a stretto contatto con lui, le ha raccolte e ce le ha consegnate. (…) La chiave indispensabile per leggere gli agrapha del cardinal Biffi è l’ironia. Senza di essa la lettura ci risulterà forse molto irritante. Mentre se ci facciamo prendere dal gioco dell’ironia, la lettura non solo sarà divertente, ma an che istruttiva. Soprattutto ci consentirà di apprezzare ancora una volta la fede convinta e appassionata del cardinal Biffi, che è all’origine del la sua libertà di spirito, audace e magnanima, e del suo umorismo”.

Il testo è suddiviso in 3 sezioni:

1. A Venegono
2. A Milano
3. A Bologna

“Gli atteggiamenti spirituali fondamentali che entrano a comporre – evidenzia Carbone -, come in una lega, l’autentico senso dell’umorismo sono due: 1) il distacco dalle situazioni concrete, dalle quali non ci si lascia impigliare né tanto meno travolgere; 2) la “simpatia” per la quale si partecipa veramente col cuore alla vicenda umana, che pur si domina e si sovrasta. In virtù del secondo atteggiamento, l’umorismo (a differenza del senso del comico) si accompagna alla pietà e al senso tragico della vita. In virtù del primo, è sempre rasserenante». «Il Dio d’Israele, anzi il “Santo d’Israele”, è insieme trascendente e l’Emmanuele, lontanissimo e presentissimo: in una parola il Dio cristiano. E poiché la nostra vocazione su questa terra è quella di assomigliare al nostro Dio per quel che ci è consentito, arriviamo alla conclusione che il senso dell’umorismo – se è rettamente e compiutamente inteso come la risultante del distacco dalle cose e della carità – è il fondamento e il vertice di una seria vita religiosa

Indispensabile chiave di lettura è il senso dell’umorismo.

Giacomo BiffiDetti non scritti ma scritti perché detti, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2025, pp. 144, € 14,00.