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Garelli, Gente di poca fede

C’è una domanda di spiritualità, ricercata però «in nuovi approdi rispetto all’offerta formulata dalle religioni prevalenti» come il cristianesimo. È uno dei passaggi dell’ultimo testo del sociologo Garelli (edito da Il Mulino), Gente di poca fede. Modernizzazione e globalizzazione non ha sradicato i riferimenti religiosi, ma li ha resi più fragili e incerti. «Un titolo – afferma Garelli – che evidenzia come in ogni chiesa o confessione vi sia un’area grigia della religiosità, composta da persone che si situano perlopiù ai margini di una vita di fede». Un interessante lavoro di indagine progettata e promossa dall’Associazione piemontese di sociologia delle religioni (Apsor) e condotta dall’Istituto Ipsos su un campione di 3.238 persone di età compresa tra i 18 e gli 80 anni. «In un mondo ricco di verità diverse molti possono far proprie le domande su “che cosa sia la verità”, e su chi la possieda». L’unica area territoriale che dimostra un relativo maggior interesse conoscitivo nei confronti della varietà religiosa è il Nord-Est, forse per la maggior presenza in quelle regioni di fedi diverse da quella cristiana (connesse alle dinamiche migratorie).

Franco GarelliGente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, Ed. Il Mulino, Milano 2020, pp. 245, € 16; e-book 11,99