Lumini, Monachesimo interiorizzato. Tempo di crisi, tempo di risveglio
Un the insieme nella sua pustinia a Firenze. Ho conosciuto Antonella Lumini leggendo un suo articolo sulla scomparsa del silenzio nella Chiesa. Dopo averlo letto mi sono messo sulle sue tracce. Le ho scritto una mail chiedendole di incontrarla. Accettò. Partii in treno da Pordenone per Firenze, alcuni anni fa.
Con libertà d’animo e ampiezza di mente mi ha accolto nella sua pustinia, immersa tra le vie di Firenze. Alcune ore a raccontarci a vicenda, con una semplicità che pareva essere frutto di antica amicizia. E invece no. Era la prima volta che ci incontravamo. Dopo aver lasciato la sua pustinia, e ripreso il treno per Pordenone, ho avuto questa conferma: quando una vita è immersa a lungo nel silenzio, nel patire, nel tacere, senza pretesa di capire, nella solitudine abitata dalla profondità in primis da Dio, allora non c’è bisogno di preamboli estetici. Si va al dunque.
Con libertà interiorizzata consegnai ad Antonella la ‘mia pustinia‘ – luogo interiore carsico – dove Dio mi aveva fatto passare negli anni passati.
Nel leggere questo suo ultimo libro, edito con Paoline, mi sembrava di essere seduto a quel tavolino nella sua casa a Firenze, sostando.
“L’abitudine a muoversi secondo un andamento frenetico abbruttisce l’anima – appunta Antonella Lumini nelle prime pagine – che, privata dei suoi spazi interiori, si ammala, diviene bramosa, avida perché dipendente da falsi attaccamenti che la oscurano. La sosta fa assaporare una cadenza nuova, mettendo seriamente in dubbio il ritmo disumanizzante che domina il tempo“.
Se chiedo a una persona in treno, o per strada, o all’uscita del supermercato, che cosa sia per lei la preghiera, nella migliore delle ipotesi mi sento rispondere che crede in Dio a modo suo o che non ci crede. Da qui capisco che anime e cuori si stanno sempre più desertificando, anche da tutte quelle prassi e tradizioni nelle quali siamo cresciuti con i nostri nonni e genitori, ma che oggi non dicono più nulla né alle giovani coppie, né ai giovani.
Ma c’è deserto e deserto.
Nella lingua russa, deserto si dice pustinia. Chi abita la pustinia russa sono chiamati i pustinikki (abitanti del deserto) che nel silenzio sono disponibili ad accogliere chiunque si rivolga a loro.
La vera esigenza, e sfida per la Chiesa che verrà, è il rimboschimento del deserto interiore presente oggi in ogni persona che abita città, metropoli, paesi, campagne, montagne, mare. Pustinia nel tempo accellerato: segno concreto e luogo asciutto ed essenziale dove sostare, con una tavola, una sedia, una Bibbia, un quaderno, un giaciglio.
In case private vi sono persone che si sono create, dando diversi nomi, il loro angolo bello, giardino, ecc. Luogo silente, orante.
Il luogo, come segno, è invito a fermarmi, necessità della sosta, esigenza soprattutto di oggi per poter star in piedi e non crollare.
Il monachesimo interiorizzato di cui parla Antonella Lumini non è legato a un monastero isolato, né a una casa sperduta sui monti. Questi luoghi oggi attirano se c’è una vita interiore, di chi li abita, che li anima dal di dentro. Diversamente, chiudono e vendono: monasteri, eremi, case di spiritualità anche in Italia, non solo nel nord Europa. C’è da riflettere, anche per le numerose case di spiritualità presenti in Italia, non solo per cosa offrono, ma per cosa cerca in esse veramente – e non trova – oggi la persona.
“Proprio per le condizioni di vita che stiamo attraversando – scrive Antonella – per il fatto che molte persone abitano da sole, la scelta di vita eremitica e solitaria sta trovando nuove connotazioni. C’è da recuperare la libertà del monachesimo delle origini, ereditata dagli anacoreti, insieme da rivedere alcuni elementi centrali anche alla luce della tradizione ebraica e della psicologia moderna“.
Come a dire: Antonella Lumini non sta pensando a ruderi di montagna da ristrutturare, né cascine isolate messe in vendita da acquistare. Sta guardando alle città, ai paesi di mare e di campagna, ai quartieri con palazzi alti uno accanto all’altro dove senti il passaggio della metro e gli arei che atterranno e decollano nel vicino aeroporto.
“Ho frequentato diversi ambienti nella speranza di trovare una mia collocazione – sottolinea Antonella pensando a monasteri maschili e femminili – ma ogni volta non trovavo ciò a cui anelavo, e che però neppure riuscivo bene a comprendere. Ogni volta, però, qualcosa mi ha fatto indietreggiare in modo inequivocabile“.
È il parto di ogni persona nella personale relazione con Dio, dove diventi credente quando smetti di pensarlo e ripeterlo, perché sei stato toccato nel nervo sensibile: quello intimo tra te e il Signore.
“Oggi – scrive Antonella Lumini come chi ha trovato la sua casa -, dopo tanto e difficile cammino, dopo estenuanti dubbi e lunghe notti oscure, la risposta, che per decenni non riuscivo a percepire, è molto semplice, quasi ovvia. Sono battezzata, frequento i sacramenti, abito da sola, ho un lavoro: cosa mi manca per poter vivere il mio immenso bisogno di solo-a-Solo? Niente, assolutamente niente“.
Se sei arrivata e arrivato sin qui a leggere questa recensione, non ti resta che acquistare questo libro di Antonella Lumini, perché non è solo un testo, ma un percorso: quello del monachesimo interiorizzato, il tuo.
Grazie Antonella per quel the!
Antonella Lumini, Monachesimo interiorizzato. Tempo di crisi, tempo di risveglio, Milano, Paoline, 2021, pp. 240, € 18,00.