Bonificare linguaggio in rete,  Filosofia,  Internet

Bianchi, Hate speech. Il lato oscuro del linguaggio

Levitico 19,17: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello”.
Questa frase della Bibbia credo che ben si addica come invito alla lettura di questo bel volume. Edito con Laterza il testo è scritto da Claudia Bianchi docente di Filosofia del linguaggio all’Università San Raffaele di Milano.
In filosofia del linguaggio – scrive l’Autrice nell’introduzione – con il termine hate speech – che letteralmente significa incitamento all’odio – si indica generalmente quelle espressioni e quelle frasi che comunicano derisione, disprezzo e ostilità verso gruppi sociali, e verso individui in virtù della loro mera appartenenza a un certo gruppo. Il tema – prosegue la docente Bianchi – è diventato ancor più di attualità con il diffondersi dei nuovi media (siti web, blog, social media): commenti e minacce sessisti, insulti razzisti e attacchi omofobici trovano un ambiente ideale per esprimere nella rete, dove spesso mancano mediazioni, filtri e (auto)censure“.
Con una corposa introduzione, il volume è ben organizzato con i seguenti 4 capitoli tematici:
1° Orgoglio e pregiudizio: ingiustizia discorsiva.
2° Sesso, bugie e videotape: riduzione al silenzio.
3° Parole come pietre: fare cose con parole d’odio.
4° Guerra e pace: contrastare il linguaggio d’odio.
Gli epiteti (ovvero parole offensive, insulti), ad esempio, hanno un forte potere performativo. L’Autrice, richiamandosi alla triplice classificazione che ne fa Lynne Tirrel docente anch’essa in Filosofia negli Stati Uniti d’America, così la riporta nel testo:
– “gli epiteti hanno la funzione di tracciare una linea di demarcazione fra chi è dentro e chi è fuori dal gruppo, a marcarli come l’altro da noi e costruire un ‘noi’ e un ‘loro’;
– gli epiteti
– poi – svolgono un ruolo nell’essenzializzare le categorie sociali; sembrano presupporre, fra chi è dentro e chi è fuori dal gruppo, differenze intrinseche che a loro volta sarebbero all’origine di differenze morali o culturali e vanno così a rinforzare la gerarchia sociale;
– gli epiteti incitano a certi corsi d’azione, e ciò facendo li legittimano, delineano quali tipi di trattamento verso gli individui target sono permessi e appropriati
“.
La tastiera di oggi è il fucile di ieri; la capacità vocale dei social nello smartphone di oggi è l’attuale cartucciera: colpisce, ferisce, uccide.
Abbiamo il dovere di sorvegliare le nostre azioni – sottolinea giustamente l’Autrice – ma anche le nostre parole; e il dovere, più insidioso, di esaminare criticamente e contrastare azioni e parole di altri“.
Suggerisco vivamente la lettura e la diffusione di questo volume, serio e scritto con competenza, al fine di sottrarre sempre più terreno all’avanzare dell’odio, a scapito di una ri-nascita di bene, di rispetto, di riconciliazione che, per assurdo, può nascere anche dal livore messo in circolo nella rete di internet, quando accusatore e accusato si incontrano dal vivo.

Claudia BianchiHate speech. Il lato oscuro del linguaggio, Bari, Laterza, 2021, pp. 211, € 16,00.