Morte,  Narrazione,  Olocausto

Ticli, Il tempo del canto è tornato

75191. Questo libro termina con un numero. È tatuato sul braccio del rabbi Aharon, prigioniero nei campi di concentramento.
Un testo che nasce dalla narrativa di Dino Ticli. Vive a Lecco e di mestiere fa l’insegnante di scienze, assieme alla passione per la scrittura e la divulgazione. Per l’ed. Paoline ha dato alle stampe un piccolo-denso testo di dieci dialoghi che sono maturati nell’animo di Ticli tra un giovane ufficiale delle SS, Daniel, e il rabbi Aharon, deportato nei lager nazisti.
Dio è disposto a perdonare – dice rabbi Aharon – anche se non sempre“. E chiede l’ufficiale tedesco Daniel: “Forse quando il male è troppo grande“. Risponde rabbi Aharon: “No, Daniel, quando siamo noi stessi a rifiutare la sua misericordia. Per noi ebrei esiste la teshuvà, la possibilità di pentirsi che porta con sé il desiderio di ritornare nella grazia di Dio. Il cuore dell’uomo – prosegue rabbi Aharon – è uno spazio libero: puoi edificarci un paradiso o scavarci un inferno“.
Ringrazio il prof. Ticli per aver maturato questi dialoghi perché sono parole che, messe in circolo, servono a bonificare le tante tossine disseminate nei pensieri, nelle parole di uomini e donne del tempo attuale.
I profili social, per parafrasare Ticli, possono essere sentieri dove seminare il bene o seminare il male. La realtà ci dice che entrambi sono presenti, come nel terreno evangelico del grano e della zizzania.
Meditare le pagine di Ticli mentre si è seduti in treno (per citare un luogo non a caso nello scenario dello sterminio), mi aiuterà a guardare la persona seduta di fronte a me, o di lato, con occhio buono e di bene, perché è creatura di Dio ed io non sono Dio. Sui cinturoni delle SS c’era scritto: gott mit uns, Dio è con noi.
No, mai e poi mai. Ora e per sempre.

Dino TicliIl tempo del canto è tornato, Milano, Paoline, 2020, pp. 158, € 12,00.