Antropologia,  Genocidio,  Negazionismo,  Turchia

Akçam, Killing Orders. I telegrammi di Talat Pasha e il Genocidio Armeno

Gerçekklerin bir gün açiga çkmak gibi kötü huyu vardur“. È un’espressione turca che significa “La verità ha la cattiva abitudine di venir fuori, alla fine“. A scrivere questa frase è Taner Akçam, ampiamente riconosciuto come il primo storico turco ad aver scritto e discusso apertamente il Genocidio Armeno del 1915-1922. Oggi ha 67 anni. È condannato nel 1967 a dieci anni di carcere a causa dei suo scritti. Un anno dopo, però, riesce a fuggire in Germania. Oggi vive nel Minnesota (Stati Uniti) e ha la cattedra di Studi sul Genocidio Armeno.
Sto sfogliando questo testo di Taner Akçam, edito da Guerini al quale va il mio plauso per aver pubblicato in Italia il lavoro del professor Akçam, mentre persiste in modo virulento la pandemia da Covid-19. C’è un termine che, purtroppo, mi mette in connessione il Genodicio Armeno del 1915 e il Covid-19 iniziato nel 2020: è il termine negazionismo.
Negare non è una pratica recente. Basta sfogliare la Bibbia per rendersi conto che è piena zeppa di negazionisti di ogni tipo. Ogni tipo di negazionismo, per potere esistere e diffondersi, ha bisogno di essere creduto da tanti, diffuso da molti, difeso a oltranza portando dati e controdati. Insomma: il negazionismo ha bisogno di una casa dove abitare, crescere, nutrirsi, rafforzarsi.
Negli ultimi decenni – scrive il professor Akçam – seri lavori accademici hanno infranto con successo la casa di vetro del negazionismo, stabilendo che l’annientamento degli armeni ottomani fu un’indiscutibile verità storica“.
Il testo di Taner Akçam analizza i telegrammi di Talat Pasha (politico leader dei giovani turchi, ucciso a 47 anni) con i quali ordinava sistematicamente il Genocidio. In uno di questi telegrammi – trasmesso al governatore di Aleppo il 29 settembre 1915 – così è scritto: “Si è in precedenza comunicato che il governo, per ordine del Cemiyet (il Comitato dell’Ittihad), ha deciso di annientare completamente tutti gli armeni che vivono in Turchia. Coloro che si oppongono a questo ordine e a questa decisione non potranno più far parte della struttura ufficiale dello Stato. La loro esistenza (degli armeni) deve essere condotta alla fine: pertanto, non vi è spazio per gli scrupoli di coscienza e non si faccia distinzione per donne, bambini e ammalati, indipendentemente da quanto cruente possano essere le modalità di distruzione“.
Sentire e avvertire un sano scrupolo di coscienza è un esercizio da tornare ad esercitare nel tempo attuale, senza eccedere sino a diventarne succubi. Invito fortemente a leggere questo testo del professor Taner Akçam ringraziandolo per la tenacia che lo caratterizza, vivo monito a non cedere alle sirene negazioniste di ogni tempo. A conclusione del suo poderoso lavoro Akçam scrive: “La verità è molto semplice: i telegrammi originali in codice che Naim consegnò ad Andonian sono autentici. Se, dopo questo, o il governo turno o i suoi alleati negazionisti desiderano affermare che questi documenti sono falsi, dovrebbero pubblicare i quaderni crittografati contenti le chiavi dei codici, e dimostrarlo sulla base di questi quaderni. Questi quaderni esistono – prosegue Akçam -, e coloro che l’autorità e la capacità di renderli pubblici sono gli stessi che affermano che i nostri documenti sono falsi. La nostra affermazione e sfida al governo turco è che il motivo per non pubblicarli è che confermerebbero l’autenticità di questi telegrammi. L’onere della prova ora ricade su di loro“.

Taner AkçamKilling Orders. I telegrammi di Talat Pasha e il Genocidio Armeno, a cura di Antonia Arslan, Milano, Guerini e Associati, 2020, pp. 310, € 25,00.