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Anzaldi, Nato per non correre

Di corsa. Di fretta. Veloce. Non c’è tempo, sbrigati. Frasi come queste sono corrosive più di un acido, perché mi corrodono il tempo decantato, la pazienza che mi salva, l’attesa che mi rigenera, la pace interiore che matura dentro, il dono inedito.
Lo sfrecciare sociale è stato stoppato dal Covid. In molti non si vogliono fermare per riflettere; in tanti negano; in pochi stanno capendo che proprio nella decelerazione forzata mi è consegnata una rigenerazione inedita.
Ho letto questo testo in piena pandemia, edito da CasaSiro, e ringrazio l’Autore per averne fatto dono a tutti, come vera trasfusione dal suo cuore (mi perdoni l’accostamento della parola evocativa di tutt’altro!) a quello di chi legge questo suo libro e si lascia letteralmente decelerare, per ritrovare un ritmo diverso. Quello dell’Autore.
Emofilici si nasce ed è per tutta la vita – scrive Anzaldi -. Si tratta di un difetto del cromosoma x e per questo motivo la malattia colpisce solo gli uomini“. In quattro parole: sangue che non coagula. Pezzi e articolazioni del corpo come le cartilagini, di conseguenza, vanno progressivamente in frantumi a causa delle emorragie esterne ed interne.
A 8 anni è diagnosticato a Salvo Anzaldi di essere emofiliaco. A 46 corre la maratona di New York. I miracoli hanno le radici in questa terra e l’Autore ne è la conferma vivente. Un giorno gli arriva una domanda dritto per dritto dalla sua dottoressa, Eleonora Forneris: “Te la senti di allenarti per la Maratona di New York del prossimo anno“. Nel suo libro l’Autore scrive, facendoti sentire lì accanto a lui mentre leggi: “Percorro inebetito le poche centinai di metri che separano l’ospedale dal parcheggio e, una volta lì, mi rendo conto di aver perso il biglietto per il ritiro dell’auto“.
Salvo Anzaldi, poi, farà il biglietto aereo per New York e percorrerà 42 km e 195 metri.
Suggerisco vivamente questo testo a chi ha impostato la sua vita a 130 km all’ora non tanto, e solo, fisicamente, ma soprattutto interiormente; a chi ha rinunciato a vivere e si è sdraiato sul divano subendo passivamente tutto e tutti; a chi ha appeso al chiodo della sua camera un qualcosa di personale che gli fa dire ‘basta, ci rinuncio, è finita’.
Grazie alla professoressa Eleonora Forneris del Regina Margherita, perché pur non conoscendola, mi è diventata subito familiare dopo aver letto questo libro. Grazie Salvo Anzaldi per essere salito su quell’aereo per New York. Al lettore che leggerà questo testo, auguro di percorrere le quotidiane maratone con un briciolo di vita di Salvo e poter dire: sono nato per trovare il passo buono interiore, che sostanzia tutta l’esistenza.

Salvo AnzaldiNato per non correre, Roma, CasaSiro, 2019, pp. 266, € 16,00.