Psichiatria,  Psicologia,  Recupero e fiducia nella persona

Tibaldi (cur.), La pratica quotidiana della speranza. Storie di guarigione

È un mondo invisibile, ma reale; nascosto agli occhi, ma presente; innominabile, ma ha dei volti.
È il mondo di coloro che soffrono di disturbi psichici. L’opinione dominante li considera condannati a rimanere per sempre così. E invece, non lo è. È la convinzione – che condivido pienamente – di Giuseppe Tibaldi che con Mimesis ha pubblicato un bel testo che merita di essere letto, e fatto conoscere, non solo per ciò che esprime, ma soprattutto per quanto può rivelarsi concretamente realizzabile nella vita reale delle persone che hanno esperienze di schizofrenia (e non, invece, bollati come ‘sono’ schizofrenici).
Mi sono andato convincendo – scrive Tibaldi – che le scelte linguistiche nel territorio concettuale della psichiatria – dicendo ad esempio che quella persona ‘è’ schizofrenica, ‘è’ bipolare, ‘è’ borderline, ‘è’ cronica – sono retaggi manicomiali: il manicomio non è un luogo fisico, ma un linguaggio, un modo di stare nella relazione, una trasposizione del presente nel passato, ma soprattutto nel futuro“.
Direttore della rete dei servizi della Salute Mentale Adulti dell’Area Nord, nel Dipartimento di Salute Mentale di Modena, Tibaldi raccoglie in questo testo preziose testimonianze dirette di quelle che l’Autore chiama “sopravvissute, come Patricia Deegan, Akiko Hart, Rachel Waddingham, Veronica P. che offrono un contributo essenziale sul tema della speranza come pratica quotidiana, come componente essenziale della relazione tra chi vive queste esperienze così radicali e coloro (professionisti e non) che li accompagnano“.
Tutte le testimonianze dirette meritano una meditazione, non solo una lettura, come quella di Patricia Deegan, che così si racconta invitata a tenere una relazione dove erano presenti anche dipendenti, amministratori, famigliari, decisori politici: “Siamo a qui a testimoniare – racconta Patricia – che le persone con patologie mentali non sono cose, non sono oggetti sui quali agire, non sono animali o forme di vita subumane. Condividiamo la certezza che le persone etichettate come malate di mente sono innanzi tutto e soprattutto essere umani. Le nostre vite sono preziose, il valore di ciascuno di noi è inestimabile“.
Nel corso del mio ministero di prete ho svolto anche il servizio di parroco e in ogni parrocchia dove sono stato inviato ho conosciuto persone con esperienza di disturbi mentali, perchè non erano sempre e solo così. Per questo condivido il libro del dott. Tibaldi, che vive e lavora a Carpi, perché mentre leggevo le pagine del suo libro, prendevano in me volti di donne e uomini che attraversano questo viaggio esistenziale.
Ho visto la disperazione nei volti dei loro familiari, parenti, amici, perchè come dice giustamente don Ciotti, nella Prefazione al testo, “l’ostacolo più grande in questo percorso di cura è la perdita della speranza, la di-sperazione a cui si pensa di essere condannati per la vita che resta“.
La farmacologia, ovviamente, come evidenzia lo stesso Tibaldi, ha un uso in tali situazioni, ma deve essere limitato e circoscritto. Accanto a questo va attivato “l’esercizio costante della prossimità nella relazione tra pazienti e curanti, le modalità più idonee e incisive di colloquio nelle diverse situazioni, le opportunità di impegnarsi in attività e progetti che restituiscano soddisfazioni personali e senso di sé, possono disegnare un percorso di ripresa e recupero“.
Chi ha in casa una persona con disturbi psichici, vive sulla pelle e nell’anima una tensione tra coraggio e fatica. Le storie di queste persone, come afferma Tibadi, “possano diventare le nostre prossime mappe per esplorare l’ignoto“. Il caro prof. Eugenio Borgna, ad esempio, ne sa qualcosa!

Giuseppe Tibaldi (cur.)La pratica quotidiana della speranza. Storie di guarigione, Milano, Mimesis, 2020, pp. 147, € 14,00.