Algoritmo,  Conoscere per capire,  Digitale

Eugeni, Capitale algoritmico. Cinque dispositivi postmediali (più uno)

Unboxing. Segnati questa parola.
Si, lo so, è un’altra parola inglese che dal mondo informatico migra nel parlare quotidiano. Questo termine, però, merita più di un’attenzione linguistica.
Se decidi di immettere sul mercato un qualsiasi nuovo prodotto da te realizzato per essere acquistato, ti puoi ritrovare che la recensione non sia solo scritta, ma sia in video. Unboxing, letteralmente credo che voglia dire: spacchettamento. Negli Stati Uniti è diventato un affare da miliardi di dollari, perché i colossi pubblicitari hanno aguzzato la vista vedendovi un paniere di guadagno altissimo.
L’Autore di questo libro, pubblicato con Morcelliana, apre il suo ultimo testo proprio da questa attività su YouTube che si muove tra commerciale, promozione, autopromozione.
Ruggero Eugeni è docente di semiotica dei media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sia a Milano che e Brescia.
I suoi testi sono concreti, facendo la spola tra le aule universitarie e la strada nel vissuto quotidiano. Come docente universitario Eugeni ha la capacità di farsi leggere e capire anche a chi non è così addentro a tematiche come questa.
In questo testo l’Autore si occupa di “dispositivi visuali digitali, ossia tali da consentire la produzione, la trasmissione, la visione di e la interazione con immagini fisse e in movimento mediante l’utilizzo di processi di computazione. Li chiamo anche dispositivi postmediali perché, pur agendo all’interno dell’universo dei media, essi mantengono una rete di scambi molto stretti, costanti ed espliciti con realizzazioni e utilizzi extramediali“.
Un testo, dunque, che ben volentieri invito a leggere, a far circolare negli ambienti formativi ed educativi su più fronti e versanti, per approfondire le dinamiche digitali da una diversa prospettiva.
L’unboxer non è un influencer, un evangelizzatore – scrive l’Autore nell’introduzione – perché non parla del o per la merce: è un maieuta, letteralmente una levatrice che porta alla luce il prodotto e fa sì che esso inizi a balbettare le prime frasi, a produrre – prima in modo incerto poi con sempre maggior sicurezza – le esperienze che esso sa procurare al proprio utente“.
Da qui, pertanto, un punto centrale che offre il prof. Eugeni sia per leggere questo suo testo e sia come criterio ogni qualvolta prendo il cellulare in mano e apro una delle tante App: “i dispositivi tecnologici parlano e vanno ascoltati“.
Il testo è suddiviso in 6 capitoli, di cui riporto i titoli:
1. Le molte vite dei Google Glass. Una introduzione ai dispositivi postmediali.
2. Le camere a campi di luce. L’estrazione del visibile.
3. I sistemi di visione implementata. L’appropriazione dello spettro.
4. Le costellazioni della realtà estesa. I modi di presenza delle immagini.
5. Reti Generative Avversarie. Quando le macchine imparano a produrre immagini.
6. Gli algoritmi e la nuova economia politica della luce.
Per chi è allenato ha scrivere libri, come il prof. Eugeni, sa bene che il lettore nel corso della lettura potrebbe rischiare di perdersi tra concetti, contenuti, pensieri-chiave.
Di qui, l’Autore traccia per ogni capitolo un sotto paragrafo, chiamandolo: Che cosa ho detto in questo capitolo.
Il capitale algoritmico – pertanto e che dà il titolo a questo libro – si riferisce sia al possesso cumulativo delle risorse luminose e informazionali (significato economico), sia al possesso cumulativo di strumenti strategici per la distribuzione di tali risorse (significato politico)“.

Ruggero EugeniCapitale algoritmico. Cinque dispositivi postmediali (più uno), Brescia, Morcelliana, 2021, pp. 336, € 21,00.