Curi, La morte del tempo
Mi è servito stampare l’immagine di Goya e tenerla sul tavolino mentre leggevo questo libro.
Francisco José Goya y Lucientes è il noto artista spagnolo che tra il 1820 e il 1823 ha dipinto l’opera più famosa che lo rappresenta nel mondo: Saturno che divora suo figlio. Questo dipinto è custodito al Museo del Prado, a Madrid.
Umberto Curi, docente emerito di Storia della filosofia all’università di Padova, ha scritto questo testo, edito con Il Mulino, e mi piace pensare che, mentre scriveva, aveva davanti ai suoi occhi l’immagine del dipinto di Goya e sicuramente impressa nella sua mente.
Un bel testo, capace di accompagnare il lettore in un percorso progressivo senza essere divorati dal tempo, ma lasciandosi fermare in esso.
Secondo alcuni, scrive Curi, “un Saturno col quale si identificava lo stesso Goya, o col quale l’artista intendeva stigmatizzare gli agenti dell’Ancien Régime. Un Saturno divoratore e al tempo stesso divorato, disperato e furente, angosciato e terrificante, spietato carnefice e insieme patetica vittima“.
Il testo è strutturato in 9 sezioni:
1. La Quinta del sordo.
2. Aion e chronos.
3. Un dio terribile.
4. Alle origini del Padre Tempo.
5. Il tempo morente.
6. Devorando a su hijo.
7. Profeta dell’irrimediabile.
8. Un incubo denso di misteri.
9. Aun aprendo.
“Kronos divora uno a uno i suoi figli – evidenzia l’Autore – non per assecondare una generica inclinazione alla crudeltà, ma perché è questo l’unico modo per cercare di garantirsi la sopravvivenza. Goya ha così inteso indirettamente evidenziare quale sia il nucleo concettuale del mito antico: una lotta per il potere condotta letteralmente senza esclusione di colpi, dove lo scontro raggiunge il suo punto di massima espressione nelle consumazioni delle carni dell’antagonista“.
Il testo è inserito nella Collana Icone pensare per immagini diretta da Massimo Cacciari.
Umberto Curi, La morte del tempo, Bologna, Il Mulino, 2021, pp. 197, € 12,00.