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Muscialini, Il guaritore infetto. La cura ai tempi del coronavirus

La pandemia da Covid-19, dal punto di vista editoriale, è una grande fucina di libri.
Testi scritti da saggisti, narratori, medici, rianimatori, malati, preti, vescovi, psicologi. È una letteratura che definisco genere pandemico che rimarrà nella storia. Ed è bene che sia così, perché il negazionismo non è solo di oggi, ma lo è anche di domani.
Questo testo ben inserisce in questa letteratura che si va tessendo, edito da Edizioni La Meridiana, scritto da Nadia Muscialini che da molti anni lavora presso il Servizio sanitario Nazionale, nello specifico della salute e della tutela delle donne.
Molti colleghi che hanno vissuto l’emergenza lavorando – evidenzia l’Autrice, psicologa – raccontano di come siano stati colpiti a tradimento, a fine emergenza, da stati ansiosi, depressivi; il colpo di coda del diavolo, che cessata l’adrenalina, ha inferto terribili colpi“.
È un testo che merita di essere letto, regalato ai giovani, a chi nega e invita a farlo.
È un testo che da voce al personale sanitario che spesso si è trovato e si trova inerme. Ma non solo con il Covid, anche con tante altre malattie che continuano a uccidere come tumori, leucemie, ecc. Il medico, che è guaritore, si infetta dell’impotenza, del limite. E lo sa bene, ma farsene consapevoli è un percorso duro.
Il guaritore si trova di fronte alla realtà del limite – scrive il prof. Marco Venturino, direttore del servizio anestesia e rianimazione dell’IEO di Milano, l’Istituto Europeo Oncologico, un’eccellenza in Europa e dove anche mia mamma è stata visitata per un tumore, poi deceduta -. Perché l’uomo muore, si ammala, si deve morire, perché l’eterno non è categoria contemplata dalla nostra biologia. Perché la scienza, e la medicina in particolare, non sono la risposta al dramma esistenziale che vede l’uomo affascinato dall’illimitato ma trattenuto inesorabilmente dal suo limite naturale“. Parole che non fanno una piega.
Particolarmente significativa è la parte in cui la Muscialini dà voce ai sanitari che hanno continuato a lavorare nei reparti no-covid: “reparti accorpati – scrive l’Autrice, quasi facendoti sentire dentro le corsie – pazienti con patologie diverse uniti negli stessi ambienti, personale di tutte le specialità rimasto fuori dalla turnazione dei reparti infetti; sanitari provati dalla mancanza del benché minimo cenno di interesse per loro, perché l’attenzione del pubblico era interamente dedicata agli eroi della guerra contro il covid-19“.
Una sofferenza nella sofferenza, dunque, alla quale l’Autrice giustamente da conto in questo su bel testo. Come a dire che anche “il dolore del curante necessita della sua cura, del suo prendersi cura, del suo non essere lasciato a sé“.

Nadia MuscialiniIl guaritore infetto. La cura ai tempi del coronavirus, Molfetta, La Meridiana, 2020, pp. 161, € 16,50.