Le Breton, Antropologia del dolore
Questo libro ha 14 anni, nella sua prima edizione in italiano nel 2007. Rieditato nel 2016 con una lunga postfazione dell’Autore, lo ripropongo come una delle possibili vie di rielaborazione di ciò che stiamo vivendo, e degli strascichi che ne deriveranno in tempo pandemico del 2021.
David Le Breton, docente di sociologia e antropologia all’università di Strasburgo ha pubblicato con Meltemi questo testo che merita attenta lettura e successiva declinazione nel terreno esistenziale operativo di ciascun lettore.
“Il dolore – scrive l’Autore – è un’incisione del sacro, nel senso che strappa l’uomo a se stesso e lo mette di fronte ai suoi limiti“.
Il testo è strutturato in 6 capitoli:
1. Esperienze del dolore.
2. Aspetti antropologici del dolore.
3. Giobbe ovvero la ricerca del significato.
4. La costruzione sociale del dolore.
5. Modernità e dolore.
6. Gli usi social del dolore.
“Ogni dolore induce una metamorfosi – evidenzia Le Breton – trasforma in profondità, in meglio o in peggio, l’uomo che ne sia colpito. Il dolore non è confinato a un organo o a una funzione, è anche morale. Il mal di denti non è nei denti, è nella vita, e altera tutte le attività dell’uomo, anche quelle che ama di più. Tradizionalmente – prosegue l’Autore – si fa la differenza tra dolore, che colpisce la carne, e sofferenza, che colpisce lo spirito. Questa comoda distinzione è ambigua perché oppone senza problemi il corpo e l’uomo, come fosse due realtà distinte, facendo così dell’individuo il prodotto di un collage surrealista di un’anima e di un corpo. Il dolore non schiaccia il corpo, schiaccia l’individuo. Il dolore proietta l’individuo fuori di sé, lo mette davanti, nel bene e nel male, a delle risorse di cui ignorava l’esistenza“.
Un testo, dunque, che suggerisco sia nella lettura personale, sia in una lettura condivisa in gruppo scegliendo alcune parti e su di esse avviare narrazioni del dolore dai suoi 1000 volti.
David Le Breton, Antropologia del dolore, Milano, Meltemi, 2016, pp. 238, € 20,00.
