Conoscere per capire,  Meditazione,  Solitudine

Borgna, In dialogo con la solitudine

L’ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
È una frase tratta dal libro biblico del Siracide (11,3) e mi sale spontaneamente nell’animo ogni qual volta prendo in mano un nuovo libro di una persona a me cara: Eugenio Borgna.
Con Einaudi pubblica questo suo ultimo libro denso e nutriente, scavante e perforante, curativo e lenitivo.
Il frutto in queste pagine del suo scavare e condividere con il lettore è la solitudine.
I testi del prof. Borgna, psichiatra di lunga e ricca esperienza, per chi li ha presi in mano sa bene che non rimane la persona che è. Come le api, le sue pagine maturano in un lavoro interiore e si consegnano al lettore come lavoro carsico profondo.
La conferma è in questo testo.
La solitudine – scrive il prof. Borgna – si distingue dall’isolamento come il silenzio si distingue dal mutismo. Nel mutismo si diviene monadi dalle porte e dalle finestre chiuse, non si ha nulla da dire, non si hanno parole, e nemmeno emozioni da comunicare agli altri, e non se ne ha il desiderio. Il silenzio ha invece un suo linguaggio che dovremmo saper ascoltare e interpretare“.
I vocali invasivi di whatsapp cercano di tacitare la parola del silenzio. Resistere è da intelligenti, ascoltare tale parole (e quelle che seguono) è da saggi.
In 50 piccole finestre il prof. Eugenio Borgna tesse come un favo questo testo. Dopo aver letto le prime dieci ti accorgi che pur essendo tra loro cucite, nel contempo sono sentieri unici che ti fa bene percorrerli lì dove ti trovi e da dove parti.
Tremendamente connessi e disperatamente isolati. Porre degli argini allo tsunami digitale è per la tutela di me e di chi attorno a me. Tutela come prendermi cura di un’inedita vita che mi nasce dentro: quella della solitudine.
La solitudine – evidenzia l’Autore che ha vissuto il tempo del covid vicino all’Isola di San Giulio – se abbiamo il coraggio di viverla fino in fondo ha una straordinaria funzione maieutica: mettendoci in dialogo senza fine con il passato, con la memoria del cuore, archivio dal quale sgorgano i ricordi come allodole“.
Dalla solitudine nella malinconia alla solitudine nell’adolescenza (inclusa quella del prof. Borgna che qui cesella), dalla solitudine nella condizione anziana alla solitudine nella case di riposo, di un bambino malato. “La malattia – evidenzia il caro professore – ci fa conoscere la solitudine che è apertura all’infinito e il nostro compito è quello di tenerla viva nel nostro cuore, sia quando siamo noi ad ammalarci, sia quando il destino ci fa essere medici“.
Nell’invitare all’acquisto di questo testo e alla sua meditazione (non solo lettura epidermica) rilancio l’appello che Eugenio Borgna incastona a pagina 40: “Come salvare la solitudine, e aprirsi all’infinito che è in noi, quando viviamo assediati dalle televisioni sempre accese, e dal parlare senza fine, ad alta voce, dai telefoni cellulari? Certo, se è facile mantenere viva la fiaccola della solitudine in montagna, o in campagna, al mare, o in un monastero, non lo è nel mondo di oggi, in cui la solitudine è ferita da mille cose, e il raccoglimento è lacerato dalla fretta“.
Ecco, caro prof. Borgna, perché mi sono permesso di tratteggiare questo suo ultimo lavoro come lenitivo: va a lenire le tante ferite che ci infliggiamo senza perdere sangue, ma perdendo il sangue vitale della solitudine.
Grazie prof. Eugenio per questo favo delizioso!

Eugenio BorgnaIn dialogo con la solitudine, Torino, Einaudi, 2021, pp. 109, € 12,00.