Martini, Fratelli e sorelle. Ebrei, cristiani, mussulmani
Ora non sono più un biblista, un uomo di studio: sono semplicemente uno che vive la diaconia della sollecitudine quotidiana delle Chiese“. Così diceva di sé Carlo Maria Martini, nel 1982 come vescovo di Milano. Sono semplicemente uno: la grandezza del gesuita Martini è racchiusa in questi sentirsi uno fra tanti e mai l’unico sopra gli altri.
Bompiani ha dato alle stampe una prestigiosa raccolta del cardinal Martini relativi al suo episcopato 1980-2002 (alcuni testi sono antecedenti e successivi). È un testo curato a più mani, e come è ben precisato nelle pagine iniziali, l’intenzione della Fondazione Carlo Maria Martini è di “rendere questo testo (come altri già pubblicati e che saranno pubblicati, ndr), strumenti disponibili per una lettura ampia e capillare” e che non resti relegata alla sola “consultazione erudita” di pochi, ma offerta a tutti.
Il testo è centrato sul termine dialogo. Che cosa ha significato questo termine per Martini, come lo ha esercitato e declinato nel suo episcopato, sino a pochi mesi dalla sua morte (31 agosto 2012).
La prima parte è centrata sul dialogo con il mondo ebraico (pp. 3-376).
La seconda parte è centrata sui dialoghi ecumenici (pp. 377-820).
La terza parte è centrata sui dialoghi interreligiosi (pp. 821-1010).
Avere sulla propria scrivania un testo corposo come questo significa attingere quotidianamente a piccoli frammenti di meditazione e lettura di quanto Martini ha vissuto, ha sofferto, ha gioito, ha decantato dentro di sé come uomo, prete, vescovo, gesuita.
Carlo Maria Martini, Fratelli e sorelle. Ebrei, cristiani, mussulmani, Firenze, Bompiani, 2020, pp. 1044, € 25,00.