Antropologia contemporanea,  Morte,  Mutamenti sociali

Han, La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite

Se c’è una cosa che ti fa maturare, anche se non vuoi, questa è il dolore. Einaudi ha pubblicato un bel testo di LuByung-Chul Han, filosofo di Seoul. In 96 pagine un bel concentrato di cosa significhi non solo affrontare il dolore, ma saperci stare dentro quando, senza preavviso, ti viene a cercare.
Chi vuole sconfiggere ogni dolore – afferma Han – dovrà anche abolire la morte. Ma una vita senza morte né dolore non è umana, bensì non morta“.
Il dolore ha tante facce e molti volti. Il dolore ti entra nella carne ed è visibile, ma quando penetra nell’anima – totalmente invisibile – solamente tu che lo senti muoversi da dentro, ti si staglia sul volto anche se non lo vuoi. Il Covid ha adombrato i volti, i cuori, gli animi. Ma non può e non deve essere l’ultima parola su ogni persona.
C’è un dolore che ti avvicina e un dolore che ti allontana, un dolore che ti impietrisce e un’altro che ti fa scappare.
In tempi di pandemia – evidenzia l’Autore – il dolore degli altri scompare ancor più in lontananza. Si disperde nei numeri dei casi. Le persone muoiono sole nelle terapie intensive senz’alcuna attenzione umana. Vicinanza significa infezione. Il distanziamento sociale rafforza la perdita d’empatia. Si trasforma in un distanziamento mentale. L’Altro è ora un potenziale portatore del virus dal quale bisogna prendere le distanze. Il distanziamento sociale progredisce diventando un atto di distinzione sociale“.
Suggerisco vivamente la lettura di questo testo perchè è diritto al cuore, all’anima, arriva senza invadere, si dona con profondità da parte di Han. In questo tempo pandemico, e soprattutto quello che verrà, avere come compagnia alcune espressione di questo Autore aiuta a detergere lo sguardo, essendo pagine di benefico collirio.
Senza dolore – scrive Han – non è possibile alcuna conoscenza capace di rompere radicalmente col passato. Anche l’esperienza nel senso enfatico del termine presuppone la negatività del dolore. È un doloroso processo di trasformazione. Contiene una fase di patimento o sopportazione. In questo si distingue dall’evento, che non conduce ad alcun cambio di stato poiché diverte invece di trasformare. Solo il dolore produce un reale cambiamento“.

LuByung-Chul HanLa società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite, Torino, Einaudi, 2021, pp. 96, € 13,00.