Ianes-Augello, Gli inclusio scettici. Gli argomenti di chi non crede nella scuola inclusiva e le proposte di chi si batte tutti i giorni per realizzarla
Prima di leggere questo libro bisogna soffermarsi a meditare la (nota) copertina. E poi chiedermi: qual’è la mia parte incredula? Perchè la consapevolezza della mia incredulità mi aiuta ad entrare nell’inclusività altrui.
Ianes e Augello, docente di Pedagogia e Didattica speciale a Bolzano il primo, e dirigente scolastico con funzione ispettiva della Provincia Autonoma di Bolzano, con Erickson hanno scritto un testo a dir poco affascinante e, per l’appunto, inclusivo, perché sei tirato dentro alle loro riflessioni sul campo, anche se fai resistenza.
Conviene, dunque, mollare la presa soprattutto per chi è scettico verso un sistema scolastico inclusivo di alunne e alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES).
“Noi siamo grati doppiamente agli inclusio-scettici – scrivono i due Autori – perchè portano la nostra attenzione sulle piaghe – cfr. copertina – ad andare oltre la lamentazione, per decostruire impietosamente i tanti meccanismi che fanno sanguinare l’inclusione nel nostro Paese. Vogliamo capire i processi, non solo fermare l’emorragia. Comprendere gli argomenti degli inclusio-scettici, ma anche capire come in Italia si è arrivati alla situazione di difficoltà che viviamo attualmente“.
Il testo è suddiviso in 5 parti:
1a. Mettiamo il dito nella piaga?
2a. Come si è arrivati a questo punto?
3a. Gli inclusio-scettici: voci fuori dal coro dell’Education for all.
4a. Gli inclusio-costruttori: voci, testimonianze e fatti da chi ci lavora.
5a. Alcune proposte concrete per rigenerare continuamente la nostra scuola inclusiva.
In Inghilterra e in Germania sono numerosi gli studiosi convinti che la scuola inclusiva non sia possibile e sia dannosa.
Anche in Italia inizia a far breccia questo pensiero.
I due Autori, traducendo alcuni interventi dalla lingua madre, riportano con correttezza e onestà le voci degli inclusio-scettici, perché questo aiuta ad avviare un processo mentale diverso: “Bisogna semplicemente smetterla di valutare tutti gli alunni secondo gli stessi obiettivi – è la visione del tedesco Michael Felten – si possono anche differenziare gli obiettivi di apprendimento. Gli alunni con disabilità vengono spesso mandati singolarmente in classi normali dove educatori specializzati di tanto in tanto li vanno a trovare e ad aiutare. In queste classi normali, gli alunni con BES non soltanto sono più soli, ma avvertono anche le loro debolezze in modo più forte di prima“.
Per scrivere così, Felten, è segno che non è mai entrato in una scuola italiana dove vi sono alunni con BES.
Come evidenziano i due Autori “si tratta di modi diversi di fare scuola“. Una delle tante riprove è il laboratorio di erbe aromatiche realizzato in una scuola secondaria di secondo grado. “Il progetto – riportano Ianes e Augello – coinvolgeva tutti: i docenti di materie tecniche, i compagni di classe, gli assistenti. Il progetto originava dai consigli di classe ed era organizzato per classi aperte, in modo da dare la possibilità agli allievi con disabilità di lavorare a rotazione con tutti i compagni di classe“.
Se il progetto ha origine nel consiglio di classe vuol dire che c’è desiderio, motivazione, intenzione di fare della disabilità un opportunità per tutti.
Chiedo licenza agli Autori se declino l’acronimo BES in: Basta Essere Semplici, per non complicare ciò che non è.
Ed è possibile. Qui e adesso. Per tutti.
Dario Ianes – Giuseppe Augello, Gli inclusio scettici. Gli argomenti di chi non crede nella scuola inclusiva e le proposte di chi si batte tutti i giorni per realizzarla, Trento, Erickson, 2019, pp. 191, € 14,50.