Antropologia contemporanea,  Estetica

Zanchi, La bellezza complice. Cosmesi come forma del mondo

Se scegli di camminare nei testi di don Giuliano Zanchi deve sapere, in anticipo, che ne esci sicuramente sudato.
Come ho già avuto modo di dire nel recensire altri testi di don Giuliano, le sue riflessioni sono madide di studio (indubbio) e di vissuto (concreto).
Questo testo, edito con Vita e Pensiero, è uno di quei testi che esige un passo lento, perché se corri nelle sue pagine ti perdi e non capisci dove sei, tu come lettore. Soprattutto, egli non ti offre certezze (chi ne ha?), ma ti squarcia orizzonti verso i quali spetta a te decidere se contemplarli, e lasciarti imprimere, oppure riduci a un ‘non fa per me’ e lasci perdere.
L’avviso ai naviganti, l’ho dato, per camminare in questo bel testo.
Per cui, nel recensire questo, offro alcuni di questi orizzonti che apre don Giuliano, come pre-appetito a gustare il testo nel suo insieme. Ne scelgo 3.
P. 153. “La cura dello ‘spirituale’ non ha necessariamente più a che fare con il riferimento a una trascendenza intesa secondo la convenzione delle religioni confessionali. La ‘spiritualità’ agisce come un’esigenza che si può soddisfare anche senza dio. Spiritualità fa oggi indistintamente rima con arte, cultura, turismo, training autogeno, sensibilità naturalistica, benessere psicosomatico, predilezioni biomediche, gastronomie macrobiotiche e, attraverso e discipline tantriche, anche con una serena creatività sessuale“.
P. 162. “I vari store dispongono nell’area di commercio come piccoli templi per un ‘politeismo del prodotto’ in cui la moltiplicazione delle griffe ha sostituito la varietà degli antichi dèi e la lunga teoria dei santi cristiani. Quei bizzarri parchi tematici architettonicamente eclettici che si chiamano outlet sono ancora più trasparenti nel presentarsi come luoghi pluridivistici per i culti estetici di nuova concezione. Un tempo si poteva passare da sant’Apollonia, sant’Antonio e padre Pio: oggi si passa da Zara, Apple, Abercrombie e Desigual“.
P. 194. “La società dell’imperativo estetico e della democrazia consumistica ha creato le condizioni perchè il ‘soggetto apparente’ possa assecondare pienamente la sua natura di ‘fenomeno’ e realizzare il suo slancio verso la ‘visibilità’. Tutti voglio tutto come tutti, anche e soprattutto sotto il profilo della visibilità performativa. Si può sempre fare in proprio anche solo occupando con accanimento la propria postazione social“.
Questo è l’antipasto da me scelto.
Al lettore, scegliere di nutrirsi nel testo completo. Grazie d. Giuliano!

Giuliano ZanchiLa bellezza complice. Cosmesi come forma del mondo, Milano, Vita e Pensiero, 2020, pp. 240, € 16,00.